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270 il morgante maggiore.

23 Perchè se’ vecchio, io t’ho pur reverenzia,
     E ’ncrescemi tu sia sì rimbambito,
     Ch’a Gan pur creda e la sua frodolenzia,
     Che mille volte o più t’ha già tradito,
     Sanza trovar l’error suo penitenzia;
     E per suo amor di corte m’hai sbandito;
     Astolfo e Ricciardetto a mille torti
     Volesti uccider pe’ suoi ma’ conforti.

24 Degno saresti d’ogni contumace;
     Ma perchè mio signor fusti già tanto,
     Io ti perdono, io fo con teco pace,
     E ’l tuo pristino imperio giusto e santo
     Ti rendo e la corona, se ti piace,
     I tuoi baroni, e ’l tuo reale ammanto,
     La sedia tua, l’antico e degno scetro,
     Sanza più ricercar del tempo addietro.

25 Sappi ch’Orlando è preso in Pagania;
     Vieni a Parigi tuo liberamente;
     Ed Ulivieri ed io di compagnia
     Soccorrer lo vogliam subitamente:
     Astolfo tuo gonfalonier qui fia,
     Quel traditor non vo’ qua per niente;
     Gallerana reina è riservata,
     Come fu sempre, e da tutti onorata.

26 La lettera suggella, e manda il messo;
     Subito a Carlo Man si rappresenta;
     Carlo fu lieto e in ordine s’è messo;
     Gan nel suo petto par che assai duol senta:
     Tornò a Parigi, e ’ncontro venne a esso
     Tutta la corte assai di ciò contenta,
     E tutti l’abbracciavan lacrimando,
     E gran lamento si facea d’Orlando.

27 Quivi piangeva il marchese Ulivieri,
     Nè riveder credea più il suo cognato;
     Piangeva Astolfo e ’l valoroso Uggieri,
     E Salamon pareva smemorato;
     Piangeva Baldovino e Berlinghieri;
     Ma il savio Namo ognuno ha confortato:
     Rinaldo con solenne e degno onore
     Ripose in sedia il magno imperadore.