14 Se ti ricorda, già sendo in Guascogna,
Quando e’ vi venne la gente di Spagna,
Il popol de’ Cristiani avea vergogna,
Se non mostrava la sua forza magna:
Il ver convien pur dir, quand’ e’ bisogna:
Sappi ch’ognuno, imperador, si lagna:
Quant’io per me, ripasserò que’ monti,
Ch’io passai ’n qua con sessantaduo conti.
15 La tua grandezza dispensar si vuole,
E far che ciascun abbi la sua parte;
La corte tutta quanta se ne duole:
Tu credi che costui sia forse Marte?
Orlando un giorno udì queste parole,
Che si sedeva soletto in disparte;
Dispiacquegli di Gan quel che diceva,
Ma molto più che Carlo gli credeva.
16 E volle colla spada uccider Gano;
Ma Ulivieri in quel mezzo si mise,
E Durlindana gli trasse di mano,
E così il me’ che seppe gli divise.
Orlando si sdegnò con Carlo Mano,
E poco men che quivi non l’uccise;
E dipartissi di Parigi solo,
E scoppia, e ’mpazza di sdegno e di duolo.
17 A Ermellina moglie del Danese
Tolse Cortana, e poi tolse Rondello,
E ’n verso Brava il suo camin poi prese.
Alda la bella come vidde quello,
Per abbracciarlo le braccia distese.
Orlando, che smarrito avea il cervello,
Com’ella disse: Ben venga il mio Orlando;
Gli volle in su la testa dar col brando.
18 Come colui che la furia consiglia,
E’ gli pareva a Gan dar veramente:
Alda la bella si fe meraviglia;
Orlando si ravvide prestamente:
E la sua sposa pigliava la briglia,
E scese del caval subitamente;
Ed ogni cosa diceva a costei,
E riposossi alcun giorno con lei.