129 E che dovessi rimandar la figlia;
E s’egli è imperador giusto e da bene,
Del tristo caso assai si maraviglia,
Poich’Ulivier per femmina la tiene,
Di che per tutta Francia si bisbiglia:38
E che il gigante per sua parte viene,
Che subito gli dia Meridiana,
E rimandassi sua gente pagana.
130 E che se mai potrà farne vendetta,
Che la farà per ogni modo ancora;
Ma, come savio, luogo e tempo aspetta.
Il fier gigante non fece dimora:
Subitamente una sua alfana assetta,
E presto uscì de’ pagan regni fora;
Tolse la fromba,39 ed altri suoi vestigi,40
E ’n poco tempo a Carlo fu a Parigi.
131 Tutto il popol correva per vedere
Questo gigante, ch’era smisurato;
Morgante non pareva un suo scudiere;
A Carlo nella sala ne fu andato,
E con parole assai arrogante e fiere
In modo molto stran l’ha salutato:
Macon t’abbatta come traditore,
E disleale e ’ngiusto imperadore.
132 Il mio signor mi manda a te, Carlone,
Che subito mi dia la sua figliuola,
E tutto quanto il popol di Macone
Che ti mandò, sanza farne parola;
Ed Ulivier, quel ribaldo ghiottone,
Colle mie mani impicchi per la gola:
Così farò come e’ m’ha comandato,
E punirollo d’ogni suo peccato.
133 A Caradoro è stato scritto, o Carlo,
O Carlo, o Carlo (e crollava la testa),
Della tua corte, che non puoi negarlo,
Della sua figlia cosa disonesta;
Non doveresti in tal modo trattarlo:
Quel ch’io ti dico è cosa manifesta:
Ulivier tuo la tien per concubina
Così famosa e nobil Saracina.