124 Per tutta Francia d’altro non si dice,
Che femmina tua figlia è diventata
D’Ulivieri, anzi più che meretrice:
Dov’è tua fama già tanto vulgata?
Dov’è il tuo pregio e ’l tuo nome felice,
Chè la tua schiatta hai sì vituperata?
Ciò ch’io ti dico, è il ver, della tua figlia;
Se tu se’ savio, or te stesso consiglia.
125 La lettera poi dette a un messaggio,
Che a Carador ne va sanza dimoro,
E ’n poco tempo spacciava il viaggio,
E rappresenta il brieve a Caradoro;
Il qual sentì di sua figlia l’oltraggio,
E mai non ebbe sì grave martoro:
E la sua donna ne fu molto grama,
Però ch’al tutto ingannata si chiama.
126 E la figliuola sventurata piagne,
Dicendo: Lassa, perchè ti mandai,
Poi che scoperte son queste magagne?
Mentre tu eri qui ne dubitai;
Perchè già tese mi parvon le ragne
E’ tradimenti, ma pur non pensai,
Che tanto ingrata fussi quella gente:
Ma chi tosto erra, a bell’agio si pente.
127 O Caradoro mio, quanta fatica,
Quanti disagi, e quanti lunghi affanni
Sofferti abbiam, tu ’l sai, sanza ch’io ’l dica,
Per allevar costei da’ suoi prim’anni;
Poi la dài in preda alla gente nimica,
Piena di frode, e di doli,37 e d’inganni:
Non rivedrai mai più tua figlia bella,
E se pur torna, svergognata è quella.
128 Queste parole assai passano il core
Al tristo padre, e non sapea che farsi,
Di racquistar la sua figlia e l’onore
Perchè tutti i rimedj erano scarsi:
Pur dopo molti sospiri e dolore,
Colla sua donna in tal modo accordârsi,
Che si mandassi Vegurto il gigante
A condolersi delle ingiurie tante.