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canto primo. 3

9 Era Per pasqua, quella di Natale11:
     Carlo la corte avea tutta in Parigi;
     Orlando, com’io dico, il principale
     Evvi, il Danese, Astolfo ed Ansuigi.
     Fannosi feste e cose trionfale,
     E molto celebravan San Dionigi;
     Angiolin di Baiona, e Ulivieri
     V’era venuto, e ’l gentil Berlinghieri.

10 Eravi Avolio, ed Avinò, ed Ottone
     Di Normandia, Riccardo paladino,
     E ’l savio Namo, e ’l vecchio Salamone,
     Gualtier da Monlione, e Baldovino,
     Ch’era figliuol del tristo Ganellone:
     Troppo lieto era il figliuol di Pipino,
     Tanto che spesso d’allegrezza geme,
     Veggendo tutti i paladini insieme.

11 Ma la fortuna attenta sta nascosa
     Per guastar sempre ciascun nostro effetto:
     Mentre che Carlo così si riposa,
     Orlando governava in fatto e in detto
     La corte e Carlo Magno ed ogni cosa;
     Gan per invidia scoppia il maladetto,
     E cominciava un dì con Carlo a dire:
     Abbiam noi sempre Orlando a ubbidire?

12 Io ho creduto mille volte dirti:
     Orlando ha in sè troppa presunzione;
     Noi siam qui Conti, Re, Duchi a servirti,
     E Namo, Ottone, Uggieri e Salamone,
     Per onorarti ognun, per ubbidirti;
     Che costui abbi ogni reputazione,
     Nol sofferrem, ma siam deliberati
     Da un fanciul non esser governati.

13 Tu cominciasti insino in Aspramonte
     A dargli a intender che fussi gagliardo,
     E facessi gran cose a quella fonte.
     Ma se non fussi stato il buon Gherardo,
     Io so che la vittoria era d’Almonte;
     Ma egli ebbe sempre l’occhio allo stendardo,
     Che si voleva quel dì coronarlo:
     Questo è colui c’ha meritato Carlo12.