9 Era Per pasqua, quella di Natale11:
Carlo la corte avea tutta in Parigi;
Orlando, com’io dico, il principale
Evvi, il Danese, Astolfo ed Ansuigi.
Fannosi feste e cose trionfale,
E molto celebravan San Dionigi;
Angiolin di Baiona, e Ulivieri
V’era venuto, e ’l gentil Berlinghieri.
10 Eravi Avolio, ed Avinò, ed Ottone
Di Normandia, Riccardo paladino,
E ’l savio Namo, e ’l vecchio Salamone,
Gualtier da Monlione, e Baldovino,
Ch’era figliuol del tristo Ganellone:
Troppo lieto era il figliuol di Pipino,
Tanto che spesso d’allegrezza geme,
Veggendo tutti i paladini insieme.
11 Ma la fortuna attenta sta nascosa
Per guastar sempre ciascun nostro effetto:
Mentre che Carlo così si riposa,
Orlando governava in fatto e in detto
La corte e Carlo Magno ed ogni cosa;
Gan per invidia scoppia il maladetto,
E cominciava un dì con Carlo a dire:
Abbiam noi sempre Orlando a ubbidire?
12 Io ho creduto mille volte dirti:
Orlando ha in sè troppa presunzione;
Noi siam qui Conti, Re, Duchi a servirti,
E Namo, Ottone, Uggieri e Salamone,
Per onorarti ognun, per ubbidirti;
Che costui abbi ogni reputazione,
Nol sofferrem, ma siam deliberati
Da un fanciul non esser governati.
13 Tu cominciasti insino in Aspramonte
A dargli a intender che fussi gagliardo,
E facessi gran cose a quella fonte.
Ma se non fussi stato il buon Gherardo,
Io so che la vittoria era d’Almonte;
Ma egli ebbe sempre l’occhio allo stendardo,
Che si voleva quel dì coronarlo:
Questo è colui c’ha meritato Carlo12.