74 Erminion rimase assai scontento,
E i paladini a Carlo ritornaro:
Carlo gli abbraccia cento volte e cento,
E fu cessato ogni suo duolo amaro;
Fecesi festa per la città drento;
Ma questo a Ganellon fu solo amaro,
Che per paura fuor s’era fuggito,
E dubitava non esser punito.
75 Poi ch’alcun giorno insieme riposârsi,
Dicea Rinaldo un giorno a Carlo Mano,
Ch’avea pur voglia da lui accomiatarsi,
E ritornare insino a Montalbano,
E qualche dì colla sua sposa starsi.
Carlo contento gli toccò la mano,
E menò solo un servo molto adatto
Del conte Orlando, detto Ruinatto,
76 Ch’era scudier compagno di Terigi;
E mentre che cavalca, s’è abbattuto,
Forse sei leghe discosto a Parigi,
Dove giaceva un bel vecchio canuto.
Questo era, trasformato, Malagigi,
Tal che Rinaldo non l’ha conosciuto,
Sur una riva appoggiato alla grotta,
E d’acqua piena aveva una barlotta.
77 Rinaldo il salutò cortesemente.
E’ gli rispose: Ben venuto siete;
Se voi volessi ber, baron possente,
D’una certa cervogia assaggerete,
Che doverrà piacervi veramente.
Rinaldo disse: Io affogo di sete,
E di ber acqua di fossato o fiume,
Quando cavalco, non è mio costume.
78 Quando Rinaldo ha bevuto a suo modo,
A Ruinatto il barletto porgeva,
Dicendo: Peregrin, di te mi lodo;
E Ruinatto come lui beeva;
E non sa ben di Malagigi il frodo.
Malagigi il barletto ritoglieva.
Rinaldo poco e Ruinatto andava,
Ch’ognuno scese, e di sonno cascava.