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120 il morgante maggiore.

9 Abbraccia mille volte il suo cugino;
     Ulivieri abbracciava il suo cognato;
     Diceva Orlando: O giusto Iddio divino,
     Che grazia è questa, ch’io t’ho qui trovato!
     Poi domandò dell’altro paladino:
     Dodon dov’è, che tu m’hai nominato?
     Disse Rinaldo: Sappi che Dodone
     È quel che venne preso al padiglione.

10 Morgante vide costoro abbracciare,
     E disse al conte: Per tua gentilezza,
     Chi son costor non mi voler celare,
     Chè tu gli abbracci con tal tenerezza.
     E poi ch’udì Rinaldo ricordare,
     Ed Ulivieri, avea grande allegrezza,
     E ’nginocchiossi, e per la man poi prese
     Rinaldo presto e ’l famoso marchese.

11 E pianse allor Morgante di buon core.
     Re Caradoro in zambra era venuto;
     Dicea Rinaldo: Cugin di valore,
     Per mio consiglio, se a te par dovuto,
     Non tornerai nel campo; i’ ho timore
     Che Manfredon non t’abbi conosciuto,
     O come a Carador Gan gli abbi scritto:
     Ma Dodon nostro ove riman sì afflitto?

12 Disse Morgante: Lascia a me il pensiero;
     Io lo condussi al padiglion di peso,
     Così l’arrecherò qui come un cero.
     Orlando disse: Morgante, io t’ho inteso,
     E del tuo aiuto ci farà mestiero.
     Morgante più non istette sospeso;
     Disse: A me tocca appiccar tal sonaglio, 3
     Ma ogni cosa farò col battaglio.

13 A Manfredonio andò cautamente,
     E per ventura giugneva il gigante,
     Che Dodon era a Manfredon presente,
     Che lo voleva impiccar far davante
     Al padiglion; Dodone umilmente
     Si raccomanda: in questo ecco Morgante,
     E disse a Manfredon: Che vuoi tu fare?
     Manfredon disse: Costui fo impiccare.