9 Abbraccia mille volte il suo cugino;
Ulivieri abbracciava il suo cognato;
Diceva Orlando: O giusto Iddio divino,
Che grazia è questa, ch’io t’ho qui trovato!
Poi domandò dell’altro paladino:
Dodon dov’è, che tu m’hai nominato?
Disse Rinaldo: Sappi che Dodone
È quel che venne preso al padiglione.
10 Morgante vide costoro abbracciare,
E disse al conte: Per tua gentilezza,
Chi son costor non mi voler celare,
Chè tu gli abbracci con tal tenerezza.
E poi ch’udì Rinaldo ricordare,
Ed Ulivieri, avea grande allegrezza,
E ’nginocchiossi, e per la man poi prese
Rinaldo presto e ’l famoso marchese.
11 E pianse allor Morgante di buon core.
Re Caradoro in zambra era venuto;
Dicea Rinaldo: Cugin di valore,
Per mio consiglio, se a te par dovuto,
Non tornerai nel campo; i’ ho timore
Che Manfredon non t’abbi conosciuto,
O come a Carador Gan gli abbi scritto:
Ma Dodon nostro ove riman sì afflitto?
12 Disse Morgante: Lascia a me il pensiero;
Io lo condussi al padiglion di peso,
Così l’arrecherò qui come un cero.
Orlando disse: Morgante, io t’ho inteso,
E del tuo aiuto ci farà mestiero.
Morgante più non istette sospeso;
Disse: A me tocca appiccar tal sonaglio, 3
Ma ogni cosa farò col battaglio.
13 A Manfredonio andò cautamente,
E per ventura giugneva il gigante,
Che Dodon era a Manfredon presente,
Che lo voleva impiccar far davante
Al padiglion; Dodone umilmente
Si raccomanda: in questo ecco Morgante,
E disse a Manfredon: Che vuoi tu fare?
Manfredon disse: Costui fo impiccare.