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118 | il morgante maggiore. |
CANTO SETTIMO.
ARGOMENTO.
Rinaldo e Orlando, le visiere alzate,
S’abbracciano tra lor con gran diletto:
Per Morgante racquista libertate
Dodon, ch’avea le forche addirimpetto:
Il gigante le membra affardellate
Di Manfredonio sfardellando, un getto
Ne fa ’n un fiume; il re dall’acque tratto,
È vinto, ed in Soria torna per patto.
1 Osanna, o Re del sempiterno regno,
Che mai non abbandoni i servi tuoi,
E perdonasti a quel che gustò il legno1
Che gli vietasti già per gli error suoi;
Aiuta me, sovvien tanto il mio ’ngegno,
Che basti al nostro dir come tu puoi,
Sicch’io ritorni alla mia storia bella,
Cogli occhi volti a te come a mia stella.
2 Rinaldo il conte Orlando rimirava;
Orlando non sapea di tale effetto,
E Ulivieri spesso sogghignava;
Non gli cognosce, ch’avevon l’elmetto.
Allor Rinaldo a parlar cominciava:
A questi dì trovammo in un boschetto
Tre cavalier cristian feroci e forti,
E tutt’a tre gli abbiam lasciati morti.
3 Per certo oltraggio, che ci vollon fare,
A corpo a corpo insieme ci sfidammo,
E cominciamo le spade a menare;
Finalmente di forza gli avanzammo;
Credo ch’e’ lupi gli possin trovare,
Chè nel boschetto morti gli lasciammo:
Ma cavalier parean da spada e lancia,
Ch’eron venuti del regno di Francia.