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canto quinto. 95

49 Colui non par che si curi un pistacchio,
     Perchè Frusberta gli levi del pelo,
     E pur attende a scaricare il bacchio19,
     E la spada del prenze torna al cielo:
     Misericordia di questo batacchio,
     Aiuta Iddio chi crede nel Vangelo:
     Quel baston pare un albero di nave,
     Arsiccio, duro, nocchieruto, e grave.

50 Avean già combattuto insino a nona
     Rinaldo e quel diavolo incantato;
     Rinaldo gli ha frappata la persona20,
     E molto sangue in terra avea gittato,
     E tuttavia con Frusberta lo suona:
     Un tratto quel baston è giù calato;
     Rinaldo per disgrazia gli era sotto,
     E non poteva fuggir questo botto.

51 Attraversò la spada, per coprire
     Il capo, chè del colpo ebbe ribrezzo;
     Giunse il bastone: or qui volle alcun dire
     Già, che Rinaldo gliel tagliò sol mezzo,
     Ma poi si ruppe il resto nel colpire;
     Chi dice che di netto il mandò al rezzo21:
     Donde e’ s’è fatta gran disputazione,
     Come quel fatto andassi del bastone.

52 Ma questo a giudicar vuol buon grammatico,
     S’egli tagliò tutta o mezza la mazza:
     Quel maladetto, e ruvido, e salvatico,
     E aspro più che ’l sorbo ch’è di guazza22,
     Arrandellò quel tronco come pratico;
     Dette a Rinaldo una percossa pazza,
     Tanto che cadde, e dipoi si fuggia,
     Ma Ulivier lo segue tuttavia.

53 Trasse la spada, che par che riluca,
     Più che non fece mai raggio di stella,
     Acciò che ’l cuoio con essa gli sdruca.
     Questa fiera bestial, crudele e fella
     Si fuggì come il tasso nella buca:
     Ulivier si rimase in sulla sella,
     E ritornossi dove era caduto
     Rinaldo, che già s’era riavuto.