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dĕ vigni vérs zenza fin. Půri Françèši e Bavarèši, scèque chans sĕ nʼ èsi sciampá, n té respètt ái abů́ dai Maròi, quĕ fô chamó dĕ manco quʼ ëi.


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La Mu̥ria.

La mu̥ria è stada del 1636 lʼ ůltima òta tĕ nůš lůš, mo desmentiada nĕ vegnela. Gent moriva ůn indô lʼ ater, pèsso quĕ dalla cólera, quʼ è inche stada dĕ noš record1 del 1836, 1849 e 1855.

Iʼ nĕ nʼ òi conté, co quʼ ëlla gniva e destrigava gent, solamenter san, quĕ jů ʼn Badia, S. Martin e Marô nʼ èl mort treppísšimi. Fora in Onies sĕ nʼ èl sciampé ůn dalla mu̥ria sů per champanì e itĕ sott tëtt dĕ dlīša e illó èl ʼchi mort ten piz delʼ u̥t dla dlīša; del 1836 a fa l tëtt dĕ dlīša an ciaffé i oš e inscí i an sepolí doi cent anʼ dô quʼ ël ê mor

si fa beffe de’ Santi collocati sii quella rocca e scaglia loro contro maledizione e si spinge verso il ruscello. Crac, crac, trac, trac! in una volta piomban giù loro addosso sulla strada quei larici giganteschi, un diluvio di sassi e da ogni parte archibugiate senza fine. Poveri Francesi e Bavaresi, sene scapparono come cani, tanto ebbero rispetto dai Marebbani, che per di più erano in minor numero.

La Peste.

Ne’ nostri luoghi per l’ultima volta la peste fu nel 1636, però non è ancora dimenticata. La gente moriva l’uno dopo l’altro, peggio che non dal colera, il quale ci fu anche a nostro ricordo nel 1836, 1849 e 1855. ’ Non voglio raccontare, come ella capitò e distruggeva la gente, soltanto si sa, che giù in Badia, a S. Martino e in Marebbe moltissimi ne morirono. Là in Onies uno per scappar la peste si rifuggì sul campanile e si nascose sotto il tetto della chiesa e là morì anche in un cantuccio della volta della medesima; nel 1836 nel rifabbricare il tetto della chiesa si trovarono le sue ossa, cosicché vennero seppolte 200 anni dopo della sua morte.

  1. = sost. del verbo»recordé«; cfr. Glos. s. recordé.