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ëlla scraia aiůt ed ůrla, quʼ an lʼ alda sůra důta Corvara. N offeçir talian per fortůna alda bradlan questa půra fomena, salta adarlérc1 a odë́i chi quʼ ël è e ti da na romennada ai soldas, quʼ oróa stloppeté n půrĕ coscio zenza i fa l proçés. Lʼ offeçír ascolta sů spo lʼ accůsa, da inche a ment a quël quĕ dige la fomena e dʼ atres ëlles e vèga quĕ Më́nĕ è innoçë́nt. Ël l lascia lë́dĕ2 e manacia dʼ i fa stloppeté ëi, scʼ ëi fége chamó dĕ té stories. Inscí, sī la grazʼ Iddī3, i èl sciampé alla mort.
Quan qu ëi ava mangiè n pů dĕ valc quī půri Françèši, aldi jů dallʼ ost4 důt ten iade battan l tambůrl, e důtʼ dĕ mèz scèque n tarlů́i e sʼ abbina illó dal Crist
il ripetere, cbe egli era innocente; gli bendano gli occhi, lo conducono fuori presso al forno e fanno mostra di fucilarlo. In quel momento si precipita di casa sua moglie, comincia ad urlare dallo spavento ed in italiano prega quanto può; essi però minacciano di maltrattarla e la scacciano; ella grida aiuto ed urla, cbe se la sente in tutta Corvara. Per fortuna un uficiale italiano ode il pianto di questa povera donna, vi accorre onde conoscerne la cagione e sgrida i soldati, che volevano fucilare un povero infelice senza fargli il processo. L’uficiale ascolta l’accusa dando retta anche alle parole della moglie e d’altre donne e si persuade, che Domenico è innocente. Lo lascia libero minacciando ai soldati di far fucilar loro, nel caso che commettessero ancora simili bricconerie. Così per la grazia di Dio egli scappò alla morte. Quei poveri Francesi, quando ebbero mangiato qualche cosa, sentendo tutt’ad un tratto giù dall’oste battere il tamburo, sene scapparono via tutti come il ful*)