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sůra Chastèll dĕ Badia sů, sů alt tĕ na ů́tia fatta dĕ scorzes, mangiava raíge ed atres coses, quĕ crësce tĕ bosc, inscique dlásenes, paròmores, granates, piries e mů́ies. Inscí digen, quʼ ël sī mort da penitë́nt e vèrĕ crestian. Bona gent a orů́ spo fabriquè na capèlla tĕ quël lůc, mo zenza quʼ ëlla i garatèss, perchí quʼ ël i fô trés chèz tĕ strada. Na òta quʼ i zompradů́s scadrâ legns per la fabriquè nʼ èl sté ůn quĕ sʼ a taiè colla manára; tĕ quël moment èl bèll ʼchi i ocī illó, quĕ sĕ tole tel bèc les astèl- les da sanc e les porta sů sott al crëp dalla Crůge. Illó spo an fabriquè la dlīša e la chasa quʼ è dlongia. Mo impè dĕ quĕ la gent giss illó a fa orazion, commettôla dĕ granʼ dišordini, inscique lʼ imparadů́ Giuseppe II. con bona rejon a fatt sëré sů la dlīša. Dal 1840 an indô ottennů́ la liçë́nza dĕ më́tte sů la santa Crůge.
con opere simili si potevano ancora salvare l’anima. Così avvenne anche di costui. Egli si mise a vivere nelle vicinanze del Castello di Badia in una casuccia fatta di cortecce sostentandosi di radici e d’altre cose, che crescono nel bosco, come sarebbero mirtilli, more prugnole, mirtilli rossi, fragole e lamponi. In questo modo si dice, ch’egli sia morto da penitente e vero cristiano. La buona gente volle poi fabbricare una cappella in quel luogo, però senza riuscirvi, essendo sempre contrariata da qualche ostacolo. Una volta allorché i marangoni squadravano gli alberi per fabbricarla uno di loro si tagliò colla scure; nel medesimo momento vi volarono degli uccelli, che prese le scheggie insanguinate nel loro becco le portarono a pie del sasso della Croce. Ivi dunque si fabbricò la chiesa e la casa vicina. Essendosi data però la gente a commetter dei disordini in quel luogo invece d’andarvi per far orazione, l’imperatore Giuseppe II a ragione fece chiudere la chiesa. Nell’anno 1840 si ottenne di nuovo il permesso di portarvi la santa Croce.