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Ia Plazza dĕ Su̇ra da Corvára fôl na vèdla chasa dĕ legn colla chanóa dĕ mu̇r e su̇l mu̇r dĕ fora fôl fatt su̇ divèrši Sant’. I patrons da zacan fóa ric’e prepotënt’, dĕ maniera qu’i pu̇ri vigins si messâ temë́i. Su̇ bòs e les vaches pestava ju̇ i champ e pra dĕ quiš pu̇ri cosci e guai, sc’ëi digeóva vale, spo i scecâi chamó dĕ plu̇. Segn è du̇t passè e quï da Plazza è mort’fora du̇t’e Piazza è deventada na chašara. Tĕ quëlla e tles mašons fovel n bu̇r bao, quĕ sprigoráva i cašèrz3 e i patronas todë́sce4, sc’ëi gniva da Pùster5 itĕ, inscique ëi nĕ s’infidava chi plu̇ ad albergiè illó nĕ; e scĕ valgu̇n’dormiva tel fegu, fôl l medèmmo bèrghen. An dige, qu’i vèdli dailló aie commettù dĕ gran ingiustizies col termonè col commun e coi vigins.
Lo spettro di Piazza di Sopra a Corvara.
A Piazza di Sopra di Corvara c’era una vecchia casa di legno colla cantina di muro, sulla di cui parte esteriore erano dipinti diversi Santi. I padroni primitivi erano ricchi e prepotenti di maniera che i poveri vicini dovèano temerli. I loro buoi e le loro vacche calpestavano i campi ed i prati di questa povera gente, e guai se ne diceva una parola, perchè allora la tormentavano ancora di più. Ora tutto è passato e quelli di Piazza si sono estinti e di Piazza non restò altro che una capanna. In questa e nei fenili strepitava un brutto fantasma, il quale impauriva i vaccari ed i padroni tedeschi, quando vi venivano dalla Pusteria, di modo che non arrischiavano neppur più albergarvi; e se qualcheduno dormiva nel fieno, era la stessa storia. Si narra, che gli antenati vi abbiano commesso delle grandi ingiustizie verso il Comune ed i vicini nella demarcazione de’ loro poderi.