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poi colla tempesta. Di qui si spiega, come in primo luogo il
contadino esiga dal curato cognizioni tali, che rendano vane
le operazioni delle streghe e di qui poi l’espressione così frequente
nei paesi ladini:, el è bon dalla tempèsta ", o nel caso
contrario: „el ne ve nia dalla tempèsta", od anche „el è bon
dalles stris",ȏl se para les stris "; se il curato in questo
riguardo è meno fortunato, perde in generale tutta la stima
nella sua cura, il che quella popolazione poi esprime in modo
molto significativo colle parole: „èl è ma n té purè coscio."
Solo le streghe conoscono gli ingredienti della gragnuola, eccettuatone uno, che è visibile anche all’uomo laico e che consiste in quei capelli, che si trovano involti nei granelli della medesima, perciò i contadini venuta la grandine ne raccolgono alcuni granelli, onde esaminarli e se ci intravedono capelli, allora è fuor di dubbio, che il temporale fù opera delle streghe, in caso diverso la cosa è incerta. S’intende da se, che sta nel potere delle streghe di limitare la grandine a certi luoghi e che esse sanno fare in modo, che il proprio campo resti illeso dalla tempesta; avviene però anche, che per non mettersi in sospetto di stregoneria presso la gente permettono, che la tempesta danneggi anche i loro propri campi, se anche in grado minore che quelli degli altri e ciò possono fare tanto piti facilmente, perchè sanno rifarsi de’ danni sofferti tirando per mezzo della loro virtù magica il grano dei vicini dentro nel proprio granaio.
La loro stregoneria s’estende non soltanto sul grano, sui campi e prati, ma anche sul bestiame 1; in primo luogo sono le vacche, che si risentono del loro potere, in quantochè queste brutte vecchie non sempre si contentano di spremere il latte senza loro avvicinarsi, ma spesse volte le mungono fino a tanto che esse crepano; cavano pure il burro dalla zangola, di modo che le padrone talora si affaticano ore ed ore per aver il me* desimo^ ma tutto è invano 2. Le streghe non possono far del
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