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IV

attestano ad un tempo l’ardore repubblicano e la coltura di un popolo sorto gigante dall’abiezione di tanti secoli.

Oltre ai corpi collettivi, alcune province, come quella di Viterbo e di Camerino, vollero far atto di adesione più esplicita sottoscrivendo una formola di giuramento, e mandando numerose liste di nomi, senza pensare, o meglio senza curare, che il Governo che si tentava restaurare le avrebbe considerate come altrettante tavole di proscrizione. Abbiamo fra questi centinaja di nomi femminili, più notabili in questa circostanza, perchè attestano in modo solenne lo spirito universale e quanto profondamente si è radicato fra noi l’amore delle libere istituzioni.

Codesti atti onorevoli di mano in mano che giugnevano a Roma, si lessero all’Assemblea c si stamparono sul Foglio ufficiale: ma il loro numero veniva di giorno in giorno crescendo per modo, che il foglio era breve, e angusto il tempo delle tornate per esaurirli. Di qui nacque l’idea di raccoglierli insieme, e compilarne un volume col titolo di Protocollo della Repubblica. Il quale Protocollo noi opponiamo a quelli della Diplomazia europea congiurata a calunniare le nostre popolazioni, per disporre di esse come di una mandria di pecore, a profitto del dispotismo dinastico e clericale,

I protocolli diplomatici sono orditi a Gaeta, tra i vecchi agenti dell’assolutismo, e i successori di Puffo. I protocolli diplomatici sono meditati nel secreto e nell’ombra, come si conviene ad un’opera delle tenebre, e ad un patto liberticida. I nostri sono emessi alla luce del sole, e talora nelle pubbliche piazze, come i liberi plebisciti di Roma; i nostri si dettarono sotto la pressione del pericolo, sotto la minaccia austriaca e borbonica, la vigilia dell’inva-