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secondo la quale vediamo regolarsi tutta natura, e consiste in un continuo rivolgimento per cui la fine rientra nel principio, ed il principio precipita al fine, senza interrompimento o riposo? Furono a principio i linguaggi assai materiali, se così possiamo chiamarli, e tendevano a ricopiare nel modo più sensibile l’immagine degli oggetti, poco curando delle relazioni che quegli oggetti aveano fra loro; nella successione dei tempi vennero queste relazioni fermate, o che si credette, sopra certe basi, e furono in pari tempo trovate espressioni che le significassero. Le anime allora sembravano essersi messe, siami conceduta la frase, a contatto fra loro, e all’incerto indovinare de’ primi tempi surrogato l’infallibile mezzo della parola, che ti dava, come a dire, in pugno l’altrui pensiero. Ah! v’è in noi qualche cosa di recondito e di essenziale, che rimarrà sempre sciolto dal dominio dei sensi; e quando l’uomo più si affidava di aver trovato modo di mettere all’aperto la parte più intima di sè stesso, non altro fatto aveva che più sempre nasconderla e renderla indicifrabile!

Non voglio credere che la frase terribile suaccennata, che accusa d’ipocrisia tutto il genere umano, debba esser presa a rigore; mi consolo piuttosto pensando che molte diffinizioni di gran sapienti rappresentano il desiderio di chi le ha prodotte, anzi che la realtà delle cose, e sono tanto più solenni e apparentemente feconde di sapienza,