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se un grado di sublimità, non foss’altro nell’espressione.
Sarebbe ora da discorrere delle allegorie propriamente dette, ossia di quelle forme convenzionali trovate a sussidio dell’intelligenza, ove i mezzi naturali dell’arte non erano sufficienti. E qui converrebbe discutere una vecchia questione intorno la mitologia, che non farò più che accennare. Come allegoria sembra che le arti del disegno ne abbisognino assolutamente, e come tale anche da quelle della parola il bandirla non è senza pericolo. Questo almeno si pensa da molte instrutte persone. Ma com’è possibile che abbia a durare il segno rappresentativo quando la cosa rappresentata è perita? Molto giustamente si domanda che venga additata una nuova via, il che è secondo giustizia: ma sarebbe uguale la giustizia di chi dicesse non essere questa via possibile a ritrovare? Accorgersi di un difetto è parte di scienza, tuttoche meno nobile del produrre bellezza. La natura umana non cangia quanto ad essenza, rimane bensì modificata dai tempi; le allegorie sono inevitabili, i mezzi di significarle possono e devono cangiarsi, secondo cangiano le condizioni dei popoli. Altrimenti avremo allegorie sopra allegorie; e l’impressione del vero e del bello, avendo a traversare tante regioni interposte, c, come a dire, tante atmosfere diverse, non giugnerà a noi che languida e raffreddata.