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DA ORAZIO1.


lib. i, od. 33.


     Albio, soverchie son lagrime tante
Per Glicera infedel; mesta elegia
Non intonar, se, d’un fanciullo amante,
                              4Te men fanciullo oblia.
     Licoride, famosa per ristretta
Fronte, si strugge amando Ciro, e Ciro
Foloe selvaggia ha in cor, ma la capretta
                              8Fin giunta al lupo diro
     D’Apulia, prima che alla tresca oscena
Foloe s’arrenda. Tal Venere impera;
Ama dispari brame, ed incatena
                              12I cor, ridendo altera.

  1. Con questi esperimenti di traduzioni intendo aver dato un saggio anche di questa parte degli studii miei giovanili, non altro. Le difficoltà inseparabili dal tradur bene, non che vincerle, appena credo saperle tutte avvertire: tante sono e sì gravi. Pensa, quindi o lettore, s’io stimi aver dato l’equivalente dell’originali bellezze! Anziché avanzare gli altri in sì difficile arringo, sempre più appresi a pregiare le loro fatiche, anche quando non sortirono pienamente il fine desiderato.