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rale. Forse il destino di quegli enigmi era presentito dall’autor stesso, forse se ne giovava a velare i misteri del proprio animo. Rileggendo i classici con queste avvertenze, che fonte copiosa di straordinario diletto non vi si trova! Sogni, dirà più d’uno: verissimo, ma forse meno fatui di quelli de’ commentatori. Chi vorrebbe starsene irresoluto tra l’etimologie filologiche, e quelle suggerite dal sentimento?

Tutto all’opposto veggo farsi d’ordinario nel mondo. Uomini, i quali potrebbero dare alle parole un colorito nuovo e vivace, seppelliscono nel silenzio le più felici idee della loro mente, o le lisciano prima di presentarle; ed uomini comunali all’incontro vogliono che siate immedesimati ne’ loro pensieri, e gl’intendiate di lancio come aprono bocca. Non è raro il caso che udiate da taluni, e sono questi de’ più gentili, ripetere ad ogni poco: la tal cosa, come la chiamo io; tal altra, come sono solito di chiamarla; quasi che avesse ad importare a tutto il resto de’ viventi il nuovo significato ch’essi affiggono alle parole, in forza delle loro opinioni particolari, delle loro abbiette passioncelle, dei loro ridicoli pregiudizii, e pressochè sempre della loro viltà od ignoranza. E sono, ripeto, de’ più gentili. Badate a quelli che meno si piccano di gentilezza: vi fanno discorsi composti di parole comunissime, che pur vi riescono inintelligibili. Quindi sghignazzano, che voi ve ne rimanete im-