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ra si avrà egli a tenere? E facile il pensare che allora sarà bene tenersi entro limiti di discrezione. Questo sia detto per la più parte di quelli che favellano e scrivono per più persone: ma per certi uomini singolari avrei un altro consiglio da dare, ed è di secondare il più che possono e sanno quella stessa loro singolarità, dato però che sia naturale e non accattata. Mi conviene dichiarare la cosa un po’ meglio.

Dico adunque che a certi uomini destinati a dispensare pel mondo importanti dottrine, e privilegiati dalla natura di singolari facoltà per farsi udire, la stessa straordinarietà del loro stile e delle significazioni affibbiate a vocaboli comunali gioverà a renderli intelligibili. Certe idee pellegrine, come a dire, sommerse in un pelago di parole, per un irragionevole spavento di quell’unica voce atta a tutta comprendere l’idea, sebbene con insolita e ardita significazione, non che rimanere dilavate, e quindi più difficili ad essere comprese nella loro interezza, mancano di quella vellicante novità che aguzza il desiderio, e rende tollerabile la fatica dell’interpretare. La mente dell’uditore o del lettore, ricevuto quel primo colpo, rimane dalla stessa scossa posta in un’attività che non le sarebbe forse possibile in uno stato di tranquilla e uniforme attenzione. Bisogna pur confessare che c’è un occulto legame tra il genio, e chi è destinato a riceverne le impressioni. Vedete come molte volte la sola