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e materia d’imitazione. Non di meno più di una volta mi è tocco di udire chi facevasi contro a tale opinione, dicendo esservi stati taluni i quali impressero coi loro scritti vestigii del tutto opposti a quanto da essi pensavasi solitamente; usando in ciò, per certa tal qual somiglianza, l’artifizio di Caco, che a nascondere il furto fatto sull’Aventino, fece camminare i buoi all’indietro, in guisa da mandarne ingannato chi fosse stato provveduto semplicemente della robustezza del braccio. Importante lezione anche questa, ma che non fa al caso.

Primieramente risponderei a questi tali, che ciò, quando fosse, mostrerebbe falsa, o per lo meno incerta, una delle regole più universalmente riconosciute per vere, riguardo alle arti: vale a dire che chi vuole esprimere una qualche passione per modo che gli altri ne siano commossi, gli convenga esserne prima commosso egli stesso. Sarebbe poi una tacita accusa alla provvidente natura che lasciasse i migliori de’ suoi figli, quelli cioè che possono rimanere ingannati, in balia de’ peggiori, quelli cioè che mettono ogni loro studio nell’ingannare; e per ultimo torrebbe allo studio delle opere d’arte il più, forse, dell’importanza, in quanto restringerebbe molto notabilmente la sfera delle rappresentazioni.

Ma donde può esser nata l’opinione che combattiamo? Da ciò, senza dubbio, che si è creduto che le intenzioni occulte dello scrittore o