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riesce in nulla, sta cheto. E perchè il letterato s’incaricherà di assennare chi, poniam caso, gli si mette davanti colla discrezione di un somaro, o si sfiata a dirgli contumelia col costrutto di un cane? All’incontro perchè non ha maggior confidenza nella dignità dell’umana ragione, che si fonda sopra basi inconcusse e a cui non si giugne se non per diritti e assegnati sentieri?
La prosuntuosa sciocchezza si fa da sė manifesta definendo trascorre, narrando inventa, argomentando delira. Chi vuol ammaestrarla si mette a disperata fatica. Le lettere non sono fatte per istruire la contenta stupidità, ma per guidare l’ignoranza desiderosa. È questo un dovere di ogni uomo che credesi destinato alle lettere; quella sarebbe non più che pazzia di poco abile o poco esperto letterato che dimentica d’esser uomo.
IX.
INGENUITA’ INVOLONTARIA.
Corre opinione, e per poco la non è passata in proverbio, che sia indarno lo studio degli scrittori a nascondere l’indole loro propria. It che non tanto può dirsi con verità degli scrittori, che non possa estendersi con egual misura di convenienza agli artisti tutti, ossia a tutti coloro che prendono la natura a fondamento