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questa o da quella parte, non si crederebbe maggior vergogna che del non avere alla sua volta rimbalzata a dovere la palla che il compagno aveva mandato. E davvero che dopo simili controversie mi è tocco molte fiate affliggermi più assai pei nuovi errori che io vedeva essere entrati in qualche intelletto, che per la inutilità della prova onde altri aveva cercato di espellere gli antichi. Ma le sono cose coteste da pigliarne afflizione? È vero; a voler essere uditi senza sbadigli, egli conviene passarvi sopra ridendo.

E i giornali? Il fatto dei giornali è in molte parti assai simile a quello delle conversazioni. Anche i giornali senza controversie tirano innanzi molto difficilmente. Non c’è intitolazione di articoli più vellicante di quella che dice polemica. Ognuno che vi mette su l’occhio susurra fra sè: qui c’è di che pascerci piacevolmente. Ma sapete voi bene di che si tratta? — Ciò poco importa: ne sapremo presso a poco quel tanto che ne sanno per lo più gli scrittori di siffatti articoli. — Ed hanno ragione. Ma avete letto per lo meno l’opera cui l’articolo si riferisce? Anche qui la stessa risposta sovra notata, e, conviene pur confessarlo, con la stessa ragione.

Molti declamano contro le contumelie e le visibili menzogne di che non di rado abbondano le polemiche: ma, e il buon senso di che mancano presso che sempre? Non ho veduto immagine più fe-