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Speranza che gli domanda di voler condurre al frutto que’ fiori cui si compiace di vagheggiare. E mentre da un lato crollanti edifizii, e polverose biblioteche, e cranii sparuti di scheletri rendessero vista orribile e compassionevole, vorrei sorgessero in cara ed allettante mostra dall’altro città edificate, ordigni di scienze di fresco trovate, ed un’allegra gioventù che, rassodata dagli anni nella volontà e nelle membra, si vede aperta dinanzi una nobil carriera in cui esercitare le sue forze.
Più che tutto io vorrei mettergli a fianco un nobile aspetto di donna soavemente malinconica, nella quale si avesse simboleggiata l’Esperienza. Malinconica, perchè bene spesso accoppia le sue lezioni a molto miseri disinganni; perchè facendo piombar dalle nuvole i suoi proseliti, ove se ne stavano a dialogare colle stelle, non può a meno di non infondere in essi un poco di malinconia che va sempre compagna a chi dee cangiare l’estasi in meditazione: soave poi, e dirò anche serena, solo che sia una serenità non superba, in quanto, dopo aver fatto saggio dei beni ai quali vuol concedere tutto il suo cuore, li ha trovati rispondere in giusto peso e misura a’ suoi bisogni e a’ suoi desiderii. Tolta ad una grande perplessità, conosce di non aver gettato l’ancora in un mare infedele, e per tempeste che la combattano, sa di aver trovato un porto accoucio al riposo. E quegli avventurosi tra gli uomini ch’essa