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e non mai stanca compagna del nostro pellegrinaggio, a chi porge i suoi voti se non al Tempo? Da chi aspetta, se non dal Tempo, l’avveramento de’ sogni co’ quali blandisce tante volte le nostre pene? Oh questo sa di romanzo! No, mici signori; al più, al più troverete il romanzo nel genere delle speranze; ma sieno pur desse altre o altre, che meglio vi piaccia, se non ci fosse il Tempo che le alimenta, sarebbero tutte spacciate ad un modo. Molto lodiamo chi favorisce i miseri e i bisognosi, a fronte di chi ama la compagnia de’ felici e ben provveduti; ma non è egli questo propriamente i fare del Tempo? Non sono appunto gli addolorati, qualunque sia la cagione del loro dolore, che sperano da esso conforto? Non sono queglino appunto che nuotano a galla nelle delizie, a cui il passaggio di un’ora porta la desolazione nell’anima, in quanto si fanno più sempre vicini a quella notte interminabile, o giorno che dir si voglia, che non ha nè crepuscolo nè tramonto?

Io vorrei proprio vedere un tempo giovinetto, o di quell’acerba virilità che da Virgilio si attribuisce al barcaiuolo d’Averno, e con sublimità d’intenzione si appropriò da Canova diventato pittore all’Antico de’ tempi: vorrei vedere simboleggiati i molti cambiamenti si nella fisica, e sì nella morale organizzazione del globo, a’ quali dà origine colla sua inavvertita operosità; vorrei vedergli abbracciata, come a padre figliuola, la