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mieramente le ciance sono cosa mia, e dei fratelli miei giornalisti, come ho detto poc’anzi1; in secondo luogo non mi crederò inutile affatto, se, dal vedere la brutta figura che fa negli occhi de’ suoi simili chi non altro sa che mandar fuori voce e poi voce, un qualcheduno, innamorato fino a qui dell’ozio delle cicale, cangi mestiere, e si metta sulla strada delle formiche.

II.

IL TEMPO.

Par quasi inevitabile agli uomini tutti, tolti pochissimi della spezie molto privilegiati, di considerare sotto un solo aspetto le cose sebbenc tutte ne abbiamo due per lo meno. Vedete il Tempo, a cagion d’esempio, si considera egli mai, o descrive, o dipinge, fuori che cogli emblemi di un ente funesto e distruggitore? Non se gli dà di comune la canutezza colla vecchiaia, e colla morte la falce? E tuttavia è desso per altra parte giovine sempre, ristora e rinfranca ciò che sarebbe per poca età infermo e canuto, ha ragioni ad essere amato, eguali per lo meno di numero e d’importanza a quelle che gli uomini sauno trovare per l’averlo in orrore e in dispetto.

  1. Parecchi di questi capitoli furono la prima volta pubblicati nel Gondoliere.