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Vidi un monte di tumide vesciche,
Che dentro aver parca tumulti e grida.

Odo da qualcuno interrogare: e qual pro alla pratica morale da queste dichiarazioni? Ecco la mia risposta. Questo architettare utopie, e guardando le stelle dimenticar la fossa che ve ne sta sotto ai piedi, può avere, come anzi ha veramente, una efficacissima influenza, e potrei dire funestissima, sopra gran parte delle nostre azioni. E se gli uomini imparassero a far un po’ più, e a chiacchierar un po’ meno di quello costumano, lasciando le ciance in proprietà esclusiva de’ giornalisti, che se ne giovano come de’ loro ferri, forse molte malattie, che sembrano presso che incurabili, della nostra specie, sarebbero tolte, o mitigate; non foss’altro quella bruttissima del mormorare. E quello ch’è peggio, non che restarcene noi colle mani alla cintola, a chi si ricorda di averle avute quelle mani per usarne secondo il bisogno, siamo soliti di dar taccia d’affannoni, briganti, smaniosi, cui sembra che il terreno debba loro mancar sotto a’ piedi, o che la felicità del genere umano sia stata loro interamente affidata, ed essi essere poco meno che Atlanti destinati a recarsi il mondo in ispalla.

E voi, signor scrittore di morale, che cosa fate di bello su questa terra, dopo queste continue massime che spacciate in vantaggio, come probabilmente credete, del vostro prossimo? Pri-