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re preghiamo i lettori a tenerci dietro in un’altra osservazione.
Molto antica ed universale si è quella querela: altro il dire altro essere il fare; tutti essere un gran che fin quando non trattasi d’altro che di principii e di belle parole, e la più parte ridursi al zero quando trattasi di venirne alla pratica. Similmente antico ed universale si è quest’ altro detto: il tale, a dirla schiettamente, non si diporta come dovrebbe, ma, lode a Dio, quanto a principii è assai ben fondato. Sicchè, ove da quei primi si mostra far poco conto delle teoriche astratte, e domandare più ch’altro gli effetti che derivano da esse teoriche; vediamo i secondi sorvolare, quasi dissi, i mali diportamenti, e rallegrarsi che stiano in piedi i principii speculativi. So benissimo che la rettitudine dei principii riesce, quando che sia, a farsi norma delle opere, ma l’influire dei principii sulle opere non è più che contingente, il danno delle azioni prave è attuale.
Prima di strigar un tal nodo, che ci sembra avvolto anzichè no, ne piace di fare la confessione di un nostro pensiero che abbiamo portato da gran tempo nell’animo, e possa o no piacere ai trafficanti di scienza, sarà, vogliamo credere, ricevuto come non erroneo da quelli che vanno in cerca del vero con ingenuità e con fervore.
Una grande discrepanza fra la teorica e la pratica non solo ci apparisce nella morale, ove gli