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zioni domandano la più stretta regolarità. Eh! i filosofi non mancano a questo mondo, basta cercarli dove ch’ei sono, e dar loro materia conveniente da esercitare la propria perspicacia. Quante volte non mi è toccato di vergognare nel cospetto di questi tali udendo la finezza delle loro conclusioni! Sarebbe una ridicola pretensione il volere che fossero filosofi come e quando piace ad altri. Uno è ragionatore quando trattasi di cavalli, un altro quando di prime recite; la logica del primo cammina con quattro gambe, quella del secondo si manifesta per trilli in cambio che per sillogismi.

Ma non mai la ragione è messa tanto in opera dagli uomini quanto allora che si hanno torto. Oh le ragioni di quelli che non ne hanno alcuna sono pur numerose, sono pur belle! Chi più di essi fa getto di un nome tanto prezioso? Veggo, passeggiando le vie, alcuni fondachi di merci, ne’ quali diresti all’esteriore apparenza che la ricchezza avesse posto il principale suo seggio; altri ne veggo che mancano affatto di abbigliamento superficiale, e chi vuole misurarne il valore dee frugarvi per entro con diligenza. Di tal maniera vanno presso a poco i discorsi degli uomini. Qui ad ogni due parole salta in mezzo la ragione; colà all’incontro la non si mostra che parcamente, e quasi fosse timida di comparire.

Che se ne conchiude da tutto questo? Vedete che razza di conclusioni ne traggo io: