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XII.

COME E QUANDO SI FACCIA USO DELLA RAGIONE.

È una bella parola questa ragione! All’udirla nominare l’uomo alza la testa per mostrarsene il padrone, come in una distribuzione di premii il graziato stende la mano alla medaglia che gli fu destinata. Il resto degli animali se ne va silenzioso colla testa bassa, ben mostrando che parlasi di cosa che non gli appartiene. Nella rassegna degli enti creati è con questa parola che l’uomo si fa innanzi a contendere della supremazia, con questa giustifica mirabilmente quelle tante che potrebbero sembrare usurpazioni sulla restante natura.

Ma dopo tanta solennità di parole veniamo ai fatti; qual uso fa egli di questa benedetta ragione, in qual conto la tiene? Avete mai veduto ne’ palazzi de’ feudatarii i ritratti dei maggiori, logori per vetustezza, e lasciati in preda alle tignuole e alla polvere fra le tenebre delle soffitte?

È tale il nostro caso, bastandone soltanto il nominar la ragione per pompa come proprietà nostra, appunto alla guisa che que’ feudatarii nominano I loro antenati come ricchezze dell’albero gentilizio.

Ne volete di più? Se a taluno venga il ticchio