Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/67


55

la luna; o l’uomo maturo che fabbrica utopie in ogni genere, e non sapendo distendersi per tutto il mondo, vorrebbe rappicciolire il mondo per tutto recarselo in una mano?

Il discorso potrebbe condursi alla lunga per molte pagine, ma il fin qui detto è bastante per dar da pensare a chi ne abbia voglia. È piuttosto conveniente il conchiudere con osservare che i fanciulli vogliono essere studiati, non foss’altro per imparare il modo con cui dobbiamo comportarci con essi. È stoltezza, e per certi rispetti è perfidia, quel dire, che pur s’ascolta molto frequentemente: eh! diciamo, eh! facciamo, già sono ragazzi e non intendono più che tanto. Non intendono più che tanto? Imbeveranno non foss’altro il sospetto, ove non arrivino alla verità. Infinita circospezione vuolsi ancora nelle risposte. Perchè la domanda è fatta da un fanciullo ogni risposta deve esser buona? Tutto al contrario. Egli è forza di scegliere la risposta più opportuna, la più precisa. Quando anche si credesse che non fossero atti a snodare il nostro sofisma, è questa una buona ragione per ingannarli? Soprattutto conviene guardarsi dal dir loro bugie. La verità può essere talvolta intempestiva a sapersi da loro; ma questo sarà danno semplice, quando il trovare una verità diversa da quella ch’era stata loro messa davanti è danno addoppiato. Noi ascoltiamo quanto essi ci dicono, ma sappiamo renderci conto delle occulte argomenta-