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be cominciato, se occorre, da una menzogna: oh non è questo un gran vento! Il che, quand’anche non sia falso, non incontra per nulla l’osservazione del padre. In secondo luogo si sarebbe giovato dell’esperienza: oh! ci fui altra volta, oh! ci stettero altri senza rimanerne infreddati. Quindi altra discussione circa il tempo: ci venni appena! E via via d’egual passo, sviando sempre la mente dal vero punto della quistione. Ma Guglielmino ti pianta lì di botto la più gagliarda delle obbiezioni, che, dichiarata, suona nei termini seguenti: caro papà, tu vuoi il mio bene, dacchè vuoi togliermi a ciò che può farmi male; ora sappi che io ci trovo gusto, quindi rimanendomi alla finestra non dissento punto dal tuo desiderio. Ognuno intende che qui non vuolsi fare l’apologia del sentimento racchiuso in questa risposta, bensì della convenienza che è in essa coll’avvertimento del padre.

Il futuro non è gran fatto penoso ai fanciulli. La risposta di Guglielmino ce ne ha dato una bella pruova. Pensano a quel tanto futuro che ha relazione immediata col loro presente. E in generale, mentre diciamo e crediamo che nelle menti fanciullesche ci sia un grande disperdimento d’idee, esse sono più raccolte e dirette ad un fine che non nelle menti già adulte. Oh non attendono a tante cose per le quali è funestata la nostra vita! E che per questo? Voi gli vedete appunto per questo, oltre che per la ini-