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mi dice: vedi come il pallore ha preso campo sul volto di Corisca! voglio, dico, guardare in volto a quella taluna che mi parla, sicuro di trovarvi senza più pallidezza non ordinaria.

Altra illusione della vista. Come ci troviamo in luogo che sia sgombro, lo spazio di esso ci sembra assai minore di quello ci apparirebbe se l’occhio nostro avesse una grande quantità di oggetti su cui riposarsi. Simile inganno prendiamo con certi cervelli zeppi di mille cognizioni svariate, le quali ci fanno acquistare un concetto molto alto de’ cervelli suddetti. Eppure si potrebbe dire il più delle volte: tutto quello che vi sembra ricchezza non è più che ingombro, e il giro di quella intelligenza in tanto vi sembra sì vasto, in quanto, lungi dal considerarne il contenuto complessivamente, vi arrestate ad esaminare cosa distinta da cosa. Mutate il genere dell’esame, approfondate le ricerche circa ogni oggetto che vi si para dinanzi, e vedrete come presto toccherete la periferia.

Nella distanza i contorni vanno a mano a mano sfumando, le forme angolari si cangiano in circolari. Eguale inganno riceviamo dalla nostra morale estimativa delle cose lontane. Quante scabrosità, che allora solamente ci sono fatte sensibili quando vi mettiamo sopra le mani! Come quell’indole mansueta di agnello, tanto che agognava a prendere di me possessione, ora che mi tiene in sua balía è vipera, è basilisco? Chi avesse