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più facilmente i benevoli sentimenti. Di quante malinconie, di quanti dispetti non sarebbe liberata la nostra vita, chi potesse ammaestrare gli uomini nell’arte di tener lontane dalla propria mente certe memorie! Nessun maggior dolore — Che ricordarsi del tempo felice — Nella miseria. E all’Ermengarda era forza di travagliarsi in una vita infelice, e Sempre un oblio di chiedere — Che le saria negato. Anche nelle lettere l’arte del dimenticarsi non sarebbe senza vantaggio. Quante volte l’autorità non rugge sopra l’ingegno, e non mortifica un germe che vorrebbe sbucciare in tutta la naturale sua forza? Molte cose si dicono e si fanno soltanto perchè sonosi udite o vedute dire e fare da altri; e non sono certamente quelle che meglio onorino la nostra vita, o almeno di cui possiamo rendere conveniente ragione. Insomma chi non ha troppo felice memoria abbia per conforto, che se ciò in alcuni casi gli sarà di danno, non potrà non essergli di profitto in alcuni altri, e possederà per gratuito benefizio della natura, ciò che altri vorrebbe acquistarsi a prezzo di molta fatica. Oh certe facoltà negative possono competere con certe altre positive dell’anima nostra, ed essere anche alcuna volta cercate di preferenza!