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do volessi tutte annoverare le varie specie di memoria. Si potrebbero anche notare a questo proposito molte stravaganze. Taluno, che non saprebbe ritenere la tela di due periodi, è atto a ricordarsi una mostruosa filza di date; e all’incontro chi potrà riferirti rettamente quanto si contiene in un grosso volume di storia, trovarsi imbarazzato a notarti con precisione l’anno di tale o tal altro avvenimento. Bisogna confessare che in ciò può avere una gran parte l’abitudine. Ho conosciuto nell’Università di Padova un professore di chirurgia ora defunto, che, avendo avuto da fanciullo il costume di gettar l’occhio con qualche frequenza sopra almanacchi, erasi abituato a sapere ciascun anno esattissimamente il santo che si celebrava in ciascun giorno, e ciò non più che con qualche lettura del nuovo lunario al principiare dell’anno stesso.
Queste varie guise di memoria sono. come ognun vede, opportune a varii usi. Altra è la memoria che occorre ad un archeologo, altra quella che domandasi per un poeta. Si danno anche dei casi nei quali la memoria riesce ad impedimento, attraversando colle idee degli altri le proprie, e frenando il volo dell’immaginazione colla presenza intempestiva dell’autorità. Una guisa di memoria, che quantunque non sia la più apparente, giova forse a preferenza d’ogni altra i progressi dello studioso, si è quella che tace, a così dire, il resto del tempo, e si leva, anche non