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provvisatore, fuorche il rimpolpare e colorire col dialogo e colla versificazione uno di quegli scheletri, per averne la così detta tragedia. - Costui riduceva l’arte dell’improvvisatore a mestiere.

Molto fu detto in generale sopra le arti, e a distinguerne alcune da alcune altre, che più propriamente si chiamerebbero mestieri, fu dato a quelle il nome d’arti liberali, o meglio d’arti belle. Ma non è di questa divisione che intendiamo discorrere presentemente vogliamo invece vedere se sia dato all’uomo, e per quali mezzi, innalzare alcuna volta il proprio mestiere alla dignità dell’arte; come accade pur troppo assai spesso di abbattersi in chi abbassa l’arte propria fino a ridurla mestiere. In questa guisa, oltrechè nell’arti stesse, vedremo risiedere nell’animo di chi le coltiva le ragioni per cui l’arti suddette sian tali e noa piuttosto mestieri.

Quando ci dicono i sottili trattatori di queste materie, che i principii dell’arti sono eterni ed incommutabili; che in ciò differiscono dalle scienze, in quanto queste si adagiano sovra principii diversi nel progredire de’tempi, laddove le arti immobili si rimangono sopra la base ove furono collocate a principio; quando ci dicono tutto questo, intendono altro fuorchè le regole generali dell’arte non essere state trovate, ma essere, direm quasi, forme anticipate d’ogni umano lavoro cui sia per convenire il nome di bello? Ciò posto,