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sensazioni che il gramo erudito non conobbe, e che l’illetterato fece inavvertitamente palesi; e come abbia trovato questo modo arcano di perpetuare il bello, ossia di rendere sensibili le forme archetipe e intellettuali, eccoti la passione degl’infelici cognati che loro smuore sul volto al cadere del libro, la rivelazione delle mistiche angoscie della Gran Madre nei canti di Pergolesi, la dispensiera del nettare eterno che contende col vento a poggiar sull’Olimpo ove la manda Canova. Il senso di que’ versi divini, l’armonia di quelle note divine, la leggiadria di quelle forme divine, sono dai pedanti più lodate che intese, più intese che lodate dagl’idioti; e dagli animi privilegiati a inspirarsi alla immagine del bello e intese e lodate, e da taluno, a cui il privilegio della natura fu più segnalato, talvolta pur riprodotte.

V.

L’AFFETTAZIONE.

Volendo scrivere sopra l’affettazione bisognerebbe mettere da parte tutti i preamboli: ma anche questa non sarebbe una specie d’affettazione? E per verità molti credono farsi nuovi per semplicità, quando sono vecchissimi per artifizio. Questa malinconia di cercare il pellegrino e di farne pompa non è mai stata tanto ge-