di giudizio più generali, mantengono tuttavia in una bella indipendenza di sentimenti il proprio animo, e, se cosi possiamo dire, hanno per mano sinistra la teorica e per destra la pratica, giovandosi d’ambedue a un solo fine, e regolando i movimenti di ciascheduna secondo è loro dettato dall’intelletto e dal cuore loro proprio. Sono questi gli uomini eccellenti, vuoi nel produrre opere d’arte maravigliose, vuoi nel giudicarne: sono questi la cui incontentabilità, si naturale ad ogni nomo, si ripiega su quello che rimane a fare, anzichè sul fatto, e quindi più solleciti nell’indagare che acerrimi nel distruggere; animi in cui più del dispetto può il desiderio, e che preferiscono lo stimolare chi è in corso all’aggravare la mano su chi è caduto. È una leggiadra calunnia, più che mai divulgata al tempo nostro, il pensare che quelli i quali non ammettono certe regole, coniate a modo loro dai pedanti, siano poi insofferenti d’ogni regola. Oh se sapessero quanti ostacoli vede il Genio frapporsi a’ generosi suoi passi, i quali, non che additare, la mediocrità di chi vuol fargli da maestro non sa nè manco immaginare! La vede il Genio quella bellezza, di cui il pedante non sa disegnargli che il nudo carcame, la vede persona viva e complessa quale appare all’idiota, cui manca il modo per ottenerla quel tanto ch’ei vuole, o richiamarla a sè davanti, partita. E questo modo lo trova egli il Genio alcuna volta, interrogando