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Questo pensiero, che gli estremi concorrano a vicendevolmente compenetrarsi, rende sensibile quel profondo elemento di unità, che, come risiede in tutte le opere della natura, così viene ad essere rivelato da tutte pure quelle dell’arte. Di qui la tristezza genera soavità; i sentimenti vigorosi inducono gli uomini ad affratellarsi; fra la desolazione non resta di sorgere la speranza. Hanno bene inteso la verità di tali principii que’ critici che rimproverarono a Shakespeare il ridicolo ch’egli nou si guarda d’instillare nei luoghi più patetici de’ suoi drammi? Quanto è più commovente chi ignaro del proprio destino s’indugia a motteggiare nell’ora che brevissima gli rimane ad essere sopraggiunto dal carnefice, di chi stempera il suo dolore nelle esclamazioni, e vuole trascinare a viva forza altrui compassione sul proprio cammino! Si dirà che il miscuglio del serio e del ridicolo, per modo che se ne giovino a vicenda, non si pratico dagli antichi. Primieramente nella generalità di questa massima ci sarebbe che ridire: in secondo luogo è da por meute, che prendendo essi di preferenza il sensibile a fondamento delle loro imitazioni, doveano rimanere di necessità entro più angusta periferia.

Passando ora dalle arti al costume, chi avesse dinnauzi agli occhi della mente questa relazione che ci ha fra gli estremi opposti, si guarderebbe da molte ridicole e nocevoli pratiche della vita. Toccherò leggermente questo punto, perchè il