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condizione aggiunta, e come a dire compimento del precetto. Distendiamo un poco la cosa in parole, giusta il beato costume de’ commentatori.
Si prenda i proverbio come precetto a regolare la vita, o come semplice compendio di fatte osservazioni, e nell’un caso e uell’altro è da por mente all’esperienza, e trovare nei fatti che tutto giorno vi accascano sotto gli occhi la spiegazione del vero intendimento con cui esso fu compilato.
Ora, di grazia, lettori mici, guardatevi intorno, e giovatevi per quanto potete e sapete della memoria vi sembra egli che chi fa il bene abbia così pronti ed universali i battimani de’ suoi simili, e, non che i battimani, nè manco la tacita approvazione, da potersene vivere in quella piena sicurezza che il proverbio, secondo il parere universale, prometterebbe? O non piuttosto, all’udire le varie interpretazioni che si danno al ben fare, e vedendo gl’infiniti ostacoli che vi si frappongono, parte dalla malignità e parte dall’ignoranza (mentre pel contrario il vizio trova presso che sempre sgombro il cammino, e favorevoli presso che tutte le inclinazioni) non sembra più ragionevole intendersi dal proverbio che chi vuole far il bene deve provvedersi di non piccola dose di coraggio a vincere le difficoltà, e a non curarsi delle dicerie?
Tiburzio ha fatto un nobile sagrifizio delle proprie affezioni e del proprio interesse alle leggi immutabili del dovere; ma siccome non mi-