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assegnata, a costo ancora di rompere il filo al più dilettevole de’ miei sogni, dei quali per verità non ne ho molti.
Di tal maniera, e con altre parole oltre a quelle da me riferite, rispondeami Sebastiano in proposito dell’amicizia di Domizio. Ed io sapeva che quel Saverio, tanto da lui commendato, pochi mesi prima aveva dato segno della più vergognosa freddezza in un affare in cui ci andava dell’onore e delle sostanze dell’amico. Ne Sebastiano ignorava quella freddezza, ma aveva in pronto per Saverio quelle scuse, che non vennergli mai trovate per Domizio. Ponendomi a considerare la cosa tra me e me chetamente, cominciai dall’attribuire questa singolare maniera con cui Sebastiano giudicava de’ suoi amici, a quella certa simpatia che ci fa tollerare le stravaganze e i difetti di taluno, e ci reude indifferenti ai pregi e alle cortesie di tal altro. Ma questa spiegazione, quantunque fondata sopra ragione, non sembravami opportuna al caso di Sebastiano; tanto più ch’egli stesso non aveva lasciato d’esporre i motivi pei quali preferiva a Domizio Saverio. Di che ne conchiusi che molti sono tra gli uomini i quali, anziché alla realtà dell’amicizia, badano all’apparenza; e si contentano di rimanere abbandonati nei momenti più solenni della vita, par di essere compiaciuti di picciole e spesso inutili cure giornaliere. E molti sono i quali intendono perfetta-