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degli uomini comunemente? In generale, dacché, giusta o falsa che sia, corre voce che chi ha pronto e ricco l’ingegno sia per lo più astratto, non basta una tal opinione ad invogliare certi meschini cervelli, i quali, non che astratti, pure di essere creduti uomini di qualche garbo, torrebbero di parere ogni più brutta cosa?

Oltre a ciò, sarebbe da fare una grandissima distinzione fra astratti e distratti, parole che per lo più sono assai facilmente usurpate a significare una in cambio dell’altra la medesima idea. Ma questa distinzione ci metterebbe in certe sottilità dalle quali abborre l’indole del nostro scritto. Possiamo ben dir così alla buona, e tanto che un qualche limite sia segnato al senso proprio di ciascuno di que’ due vocaboli, che per astratto si abbia ad intendere chi ha la mente fortemente compresa da un qualche soggetto, e in quello siffattamente è perduto, da rimanersi inabile ad attendere a qualsisia altro soggetto; distratto all’incontro essere colui nei pensieri del quale c’è tanto voto e tanta mobilità da non potervi per nulla l’attenzione. Di che ben si vede che gli uomini d’ingegno possono essere chiamati convenientemente astratti, e non con eguale convenienza distratti si vede ancora che può avervi un ritorno dail’astrazione per essere cosa accidentale, laddove la distrazione, procedendo da naturale imperfezione, è difficilissima ad essere menomata, forse impossibile ad esser tolta.