lo meno il dissipatore. Non parlo di quelli, e non credo mica che siano pochi, pe’ quali tanto vale la povertà quanto la disposizione ad ogni più brutto eccesso. Ne volete una pruova? Che proposte vituperose non fannosi talvolta a certuni, solamente perchè si sa ch’ei sono poveri? Questi giudizii anticipati, che pur non possono a meno di cagionare una grande indignazione negli animi onesti, hanno una qualche giustificazione nell’ordine naturale delle nostre idee. Siccome non è facile che la mente comprenda di colpo, e alle prime, i motivi di certe smisurate sproporzioni che passano tra uomo e uomo (motivi che domandano lunghi ragionamenti e non poco studio delle vie per le quali è passata la nostra specie prima di ridursi alla condizione attuale), crediamo che l’intimo stato nel quale vediamo caduto alcuno de’ nostri simili sia non altro che colpa di lui, o per lo meno mancanza di egregie doti atte a cavarnelo da quella bassezza. Chi, per esempio, veggendo gli avanzi di una nobile fabbrica occupati dall’erbe parassite, e mezzo sepolti nel fango, nou crede che quella distruzione fosse cagionata o da violento scuotimento della terra, o da furia di nemico? Similmente al vedere questa nobile creatura, ch’è l’uomo, ridotta in tanta gramezza pensiamo che ciò sia per sua colpa, e quasi per un qualche scrollo venuto da cattive opere, non sapendo noi pensare d’un primo tratto che come altri con