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sura si usi della solita diligenza negli esami, c della solita lentezza nei giudizii. Capisco che il domandar questo equivale al volere che gli nomini si tengano nel giusto mezzo, ciò ch’essi non sono soliti di fare; ma i voti che si formano è bene che mirino sempre al più alto termine della possibile perfezione. Lasciamo fare alla nostra infelice natura quel tanto che ella sa ed opera a tutte l’ore per tenersi di qua del confine.

X.

IL POVERO.

Io non so se da molti siasi posto mente alla dura significazione di questa parola, povero! A farne conveniente stima bisogna scompagnarla da certe altre parole con cui siamo usati talvolta accoppiarla, e che ne modificano notabilmente il concetto; il povero non è il povero diavolo, il pover’uomo, o somiglianti. Non bisogna ancora considerarla ne’ varii atteggiamenti che le concede il vezzo, la ricchezza, e la versatilità somma della nostra lingua; povero non è poverino, poveretto, poverello; è un grado più basso. Anche i superlativi, che più? i peggiorativi stessi ne migliorano la condizione, meglio essere poverone che povero, meglio che povero poveraccio.

Povero! Considerate questa parola nuda, irta,