Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/264

252

santi, quasi credane che quelli al pari di questi abbiano il potere di far miracoli. Dicesi che l’oro è un gran taumaturgo, ma le genti di cui parlo nulla sperano, forse nulla vogliono dai ricchi, tranne l’abilità di aggirarsi loro d’intorno, e che si dica di loro: è uno di quelli che passeggiano con Epulone. Credono fors’anco che l’aria respirata dai doviziosi sia imbevuta di salubri influenze; e non sono affatto da deridere, se v’ebbe chi infondeva la polvere d’oro nelle pozioni amministrate agli ammalati.

Questa specie di usura non è solamente pagata alle ricchezze ma a tuttociò che fa rimbombo, o getta luce nel mondo. Potrei distendermi col discorso ai nobili, ai grandi, a quelli che hanno concetto di forti, di arditi, a quelli fin anco che hanno la semplice riputazione di fortunati; ma mi contenterò di parlare degli uomini di lettere, le cui provincie possono essere messe a guasto, a torto o a ragione, con grande speranza di non trovare chi si opponga salvo in parole. Anche i letterati ritraggono dal loro sapere un’indebita usura. Essa per verità non è così costante, nè così universale come nei ricchi, ma dove la si trova non cede punto, posta la diversità della merce, all’esorbitanza di quella. Gustavo è venuto in fama d’uomo dotto; tutti parlando di lui il chiamano il dotto Gustavo. Citi egli adunque a capriccio, inventi ciò che più fa al suo caso; riceve dall’uditorio in