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non concede riposo di sorta alla sua vittima, se non se la vede boccheggiare davanti. Questa orribile occupazione di crucciare il suo prossimo se la reca a dovere; e tutti sanno con quanta feroce alacrità si adempiano dagli uomini i presunti doveri! Quante volte l’intellettuale pervertimento non giunge a tal segno da credere che lo zelo immoderato posto nell’adempire un dovere immaginario ne sia scusa alla freddezza e alla negligenza nella pratica dei doveri veraci!
È ancora da notare che la virtù dell’anime generose destinate a saziare colla propria rasse. gnazione il crudele appetito de’ loro crudeli avversarii, anzi che attutare quel crudele appetito, genera la fallace opinione che sia fatto secondo giustizia ciò che non trova ostacoli o disapprovazione. Chi è misero, scriveva la più gran donna vissuta a memoria d’uomo, assai agevolmente stima se stesso colpevole; e potrebbe sog giugnersi: la prosperità addormenta la ragione, e le cose che ci vanno prospere assai raramente sono da noi stimate ingiuste e contrarie al buon senno.
Che dunque fare? Consigliare d’usar l’unghie e le zanne a chi è nato agnello o colomba? Ovveramente sperare che possa mettere nelle carezze la propria felicità chi ha l’istinto del sangue e delle ferite? Nulla per verità di tutto questo. Ma contentarci di non indagare il motivo d’assai stravaganze, che ci tocca soffrire, altrove