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mo con questo tessere l’apologia della spensieratezza e dell’imprudenza tutte le proposizioni hanno due facce, sia presa la nostra unicamente dal lato di rendere gli uomini meno sicuri delle regole loro suggerite dal proprio intendimento, e meno maravigliati di que’ subitani rivolgimenti con cui si compiace la fortuna di ridurre a nulla i meglio ordinati disegni.

Mi fermo ad un esempio molto comune che ho parecchie volte considerato, e sempre con certo senso di maraviglia. All’udire alcuni uomini abbracciati con tutta la volontà ad una idea che li possiede parrebbe che non potessero rimanerne distolti per forza di ragioni che loro siano addotte in contrario. Considerando per una parte quella singolare fermezza, e per l’altra la titubazione ch’è propria degli uomini in generale, vorrebbesi conchiudere che una grande scienza e una grande certezza fossero cagione di quell’ammirabile immobilità. No signori: molte volte chi è meno certo di una proposizione, chi è men provveduto delle cognizioni necessarie a comprenderne la falsità o la giustezza, è quegli che si mostra più caparbio ed irremovibile. Onde ciò? Da varii motivi secondo i varii casi, spesse volte da parecchi di que’ motivi ad un tempo. V’ha chi non intende la forza dell’obbiezione che gli viene fatta, e si attiene al principio contrario soltanto perciò che gli penetrò nel cervello anteriormente. Altri intende le obbiezioni, ma diffida