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VI.
GLI STAMPI.
Confessiamo che il pensiero fondamentale di questo articolo lo abbiamo tratto dai discorsi di un bell’ingegno, anzichè dal nostro cervello; e in premio di questa ingenua confessione preghiamo i nostri lettori a non voler prendere con troppo rigore le nostre parole, molte delle quali sono da noi dette non altrimenti che da scherzo. Diceva adunque quel bell’ingegno, che madre natura ha certi suoi stampi, rispondenti alle varie professioni che si possono esercitare dagli uomini a questo mondo. Ce ne sono di lunghi e di corti, di rotondi e di quadri, altri lisci altri a scanalature e risalti; quale in somma a questo, quale a quel modo. La pasta di ogni uomo esce per conseguenza figurata per varie guise, quando di chi porta toga, quando di chi porta spada: chi con fronte alta e rasa da uomo che dice il fatto suo con sincerità, senza riguardo a persona; chi con certi occhi torti che guardano in terra, mentre sembrano tutti assorti nel cielo. Vi sono mani leste e flessibili che direbbonsi nate fatte per un giocoliere; e pancie badiali perpetue amiche dell’indigestione e del sonno. Non vi siete mai abbattuti in certe bocche sguaiate cui scappano fuori le parole senza