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gli quella diligenza che non mi fu conceduto di usare nel compor libri. Non potrò scolpire quel la Minerva, o colorire quella prospettiva, per cui mi sentiva tutto l’animo invasato e disposto? Pazienza; ricopierò nel mio contegno decoroso e virile l’immagine di quella dea, cui per mancanza di commissioni non mi fu possibile di dar forma sensibile nella pietra; farò che chi avrà d’innanzi il corso intero della mia vita creda di vagheggiare il ridente e ben disegnato paesaggio che indarno ho desiderato di por sulla tela. Mi resterà compagno tutta la vita il dolore di non aver attuato le fantasie; ma forse è egli questo il solo dolore inevitabile a chi viene a mutar passi per questa terra d’esilio? E in questo stesso dolore nobile e assiduo, non avrò il testimonio della mia dignità, e dell’altezza della unia anima? E se mai fossi tauto stolto a prendermela con quelli che tengono il posto che io credo sarebbe il mio, mi sovverrò della scala e dei suoi gradini testè ricordati, avendo compassione anziché abborrimento a chi, trovandosi più alto di me, non mi oltrepassa di un dito riguardo alla pace dei desiderii, se già forse non mi sta sotto parecchie braccia.

Voi giornalista? mi disse non so chi, giorni sono. Perchè non piuttosto scrittore di poemi, di storie, in somma di grossi volumi, anzichè di fogli volanti? Le sono cose che si dicono per cortesia anche a chi non andrebbero dette, e