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morente non più che di tramonto; e le lusinghiere apparenze che vorrebbero tutta volta allettarla sa ben ella non essere altrimenti formate che dagli uliginosi vapori da cui è preceduta la notte. Ciò che alla giovinezza è stimolo a passar oltre, alla vecchiaia è sopraccarico per abbatterla lungo la strada.

Che se ne può dunque conchiudere, considerata la cosa da ambidue i lati? Il meglio, a parer mio, è di conchiudere che vi hanno varii generi di sventure, atte ad essere più profondamente sentite quali in una età quali in un’altra. L’avvicendarsi degli anni trae con sè una inavvertita tendenza ad una specie di egoismo, perdonabile anche, se si vuole, perchè originato dalla coscienza della propria debolezza. In fatti tornando i vecchi, per necessario ricorso del tempo, alla condizione dei fanciulli, sentono al pari di essi di preferenza i proprii bisogni. Tutto ciò che li viene a ferire in questa parte fa piaga assai malagevole ad essere medicata. Il giovane all’incontro, a cui sovrabbondano le forze, sente di potersi adoperare per gli altri, non che provvedere alle necessità proprie, e quindi è più abile dei vecchi a tener saldo contro a ciò che lo tocca nella sua persona, ma meno di loro in ciò che tende a recidere alcuno di que’ cari fili pei quali l’individuo è annodato alla comunità della specie. Chi può descrivere lo spasimo di chi per la prima volta si accorge di essere stato tradito in